Ho già parlato degli Hot Chip, giudicando positivamente i brani proposti sulla loro pagina myspace. Nel mentre è uscito quello che risulta essere il loro terzo album: Made in the Dark.
Titolo che inizialmente ha suscitato in me qualche perplessità, ricordandomi un suono del tutto opposto da ciò che il titolo potrebbe far intendere.
Mi ricordavo bene; anche se non mancano nell’album tracce inaspettate.
Made in the Dark esordisce bene con la scorbutica Out at the Picture che apre le porte dell’album.
Segue Shake a Fist che già avevo avuto modo di ascoltare più volte. Pezzo dai due volti, o meglio, degli oltre 5 minuti, la seconda metà risulta una pesante ripetizione di suoni.
La traccia numero tre, Ready for the Floor, è il singolo. Immancabile l’elettronica, che però in questo caso lascia un po’ di spazio ad un pop riecheggiante gli anni ’80.
Made in the Dark si diceva, e fino qua lo sconcerto rimane, anzi aumenta dopo l’ascolto della quarta traccia. Proprio quando sto per cancellare il titolo dalla copertina dell’album, le cose iniziano a cambiare.
Probabilmente in peggio.
Cambiano dapprima con We’re Looking for a Lot of Love; in seguito con la title track, che pare nascere proprio con questo compito. La giusta title track.
Passate queste, l’oscurità come niente fosse si rifà da parte, lasciando la pista alla trascurabile One Pure Trought prima e ad una tutt’altro che trascurabile Hold On poi, molto LCD Soundsystem (anche se sarebbe stato meglio tagliare gli ultimi due minuti).
Traccia n° 10: Wrestlers: inascoltabile.
Meglio è Don’t Dance, ovvero techno imballabile (come provoca il titolo).
Whistle for Will sarebbe la giusta chiusa dell’album. Sarebbe perché gli Hot Chip buttano nel calderone anche una superflua In The Privacy of Our Love.
Tante cose diverse e disordinate. Un casino. 5.5/10
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mercoledì 30 gennaio 2008
Hot Chip - Made in the Dark
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ILNomeNonConta
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Etichette: Hot Chip, recensione
mercoledì 16 gennaio 2008
Next Big Thing 2008
Dopo il post di Onan, mi sono messo ad ascoltare ciò che secondo la stampa inglese dovrebbe emergere quest'anno.
Mi sono rifatto al Sun, al Times, al Guardian a più riprese (Una delle quali già esaminata dall'ottimo Cabal, e del quale accetto volentieri una prima scrematura).
Tanti i nomi fatti (non tutti nuovi), tanta roba ascoltata ricorrendo principalmente a myspace.
Come ovvio myspace non offre molti brani all'ascolto, nè sarebbe stato ragionevolmente possibile una ricerca più approfondita su tutti gli artisti nominati. Ma, teoricamente, sulla pagina personale di myspace viene proposto il meglio possibile.
In questo senso è capitato che alcuni potevano anche presentare un solo pezzo valido: un pò pochino per essere presi seriamente in considerazione.
Domina l'elettronica, spesso elettro-pop, un pò di soul bianco al femminile (per riprendere le parole di Cabal), poco rock. Nulla mi ha sconvolto veramente, ma qualcosa di buono c'è.
Di tutta la musica esaminata, l'Italia è presente solo in qualità di "italo" nell'aggettivo italoaustraliana riferito a Gabriella Cilmi; molto gradevole all'ascolto, se Adele non le fregherà tutta la scena di new-winehouse, potremmo risentirla. Quest'ultima parte sicuramente con i favori dell'orecchio del grande pubblico pop e dell'industria discografica.
Sulla stessa strada di favori potrebbero trovarsi anche i Ting Tings come i Teenagers.
Estelle invece gode già di importanti collaborazioni, quali Kanye West, ed un poco si sente.
Già precedentemente (misteriosamente) presenti sul mio itunes: Adele, Jacob Golden e Whitest Boy Alive; ed un motivo ci sarà. Whitest Boy Alive altro non sono che strumento nelle mani di Erland Øye, ex Kings Of Convenience; ed è proprio così che suonano: bene, ma niente di nuovo sotto il sole.
Il Sun punta molto sui danesi Alphabeat, pure troppo, aggiungo io; anche se fascination impedisce pure al più abile tappezziere di stare fermo. Pari agli Alphabeat: I Metronomy.
Più convincenti gli MGMT, a tratti molto, non so quanto lo sarebbero in un album completo. Dubbio facilmente risolvibile per quanto concerne i Black Kids (se solo il vostro computer riesca laddove il mio ha fallito).
Poi ci sono i Soulsavers con Mark Lanegan e le sonorità si fanno più importanti.
Insomma in questo groviglio di suoni ciò che è rimasto sono: Yeasayer, Hot Chip, Foals, Wild Beasts.
Non era proprio ciò che avrei voluto ascoltare, ci si accontenta.
Daltronde non si vive solo di novità, ma anche di attesi ritorni.
Pubblicato da
ILNomeNonConta
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Etichette: Foals, Guardian, Hot Chip, myspace, news, Next big thing, pensieri, sun, times, Wild Beasts, Yeasayer
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