Una celebre frase di Dirksen fa: "La vita non è nulla di statico. I soli che non cambiano mentalità sono degli incapaci chiusi in asili per deficienti e coloro che stanno al cimitero".
I Sigur Rós sono ancora vivi.
"Með Suð Í Eyrum Við Spilum Endalaust" è il disco più estivo che i Sigur Ròs abbiano mai inciso. Non aspettatevi certo canzoni da ascoltare sotto l'ombrellone, più semplicemente un disco che concede più spazio all'allegria.
Dalla prima traccia, Gobbledigook, un singolo rapido, immediato, esplosivo, tribale, qualcosa di eccezionale nella discografia della band islandese.
Il cambiamento si manifesta così. Nella festosità di Inní mér syngur vitleysingur, nel ritmo tambureggiante dei primi brani, che definire pop non pare poi così eccessivo, riuscendo dove i Coldplay di "Viva La Vida" avevano fallito (Við spilum endalaust).
Ma dura tutto troppo poco, soprattutto per chi abituato ai classici tempi di Jónsi e compagni.
Quando i ritmi calano, quando arriva l'autunno e le atmosfere sognanti, il disco si fa carico dell'eredità di "Agaetis Byrjun" e "()", non essendo nessuno dei due. Da ascoltare in questo senso Fljótavík ed Ára Bátur
Il cambiamento non è soltanto necessario per la vita. È la vita. 8
martedì 2 settembre 2008
Sigur Rós - Með Suð Í Eyrum Við Spilum Endalaust
Pubblicato da ILNomeNonConta alle 23:32
Etichette: recensione, sigur ros
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