lunedì 20 aprile 2009

Sui Negozi di Dischi

Leggevo Colas ricordare la sua esperienza con i negozi di dischi.

Il mio paese, da che lo frequento, non ne ha mai avuto uno e la pratica più diffusa da adolescenti per rifornirsi di musica erano gli amici che, in quanto tali, ti masterizzavano i loro cd, in alternativa toccava prendere l'autobus: venti minuti per raggiungere la "casa del disco" più vicina.

Il negozio di dischi non l'ho vissuto quindi quotidianamente, non è un luogo in cui sono cresciuto, ne ho memoria di luogo inodore, asettico. Giocattolerie, librerie hanno odore, non dischi di policarbonato sigillati dentro custodie di plastica e cellophane.

Oggi che ho ampliato i miei orizzonti mi capita frequentemente di curiosare tra Fnac e negozietti. Non ho memoria dell'ultimo acquisto fatto in questi ultimi, mentre alla Fnac ogni tanto butto qualche euro, soprattutto per album italiani. Inutile specificare le ragioni meramente economiche.
In occasione del Record Store Day ho cercato i negozi della città aderenti all'iniziativa. Restano luoghi che non stimolano il mio acquisto, non è tanto l'offlaghiana arroganza da bottega, quanto la mancanza, se non di merce, di relazione col commesso di turno.
Ed anche se tutto ciò non fosse, ci pensano i prezzi a far cambiare idea. Perchè pure il primo dei "romantici" del luogo non avrebbe dubbi se aquistare un disco (datato
1993) a 28 euro o a 6 euro su Play, Amazon o il negozio online che preferite.

Allora chiudessero pure se inevitabile, daltronde se il supporto è in discussione non vedo perchè non dovrebbe esserlo chi tale supporto vende.

6 commenti:

Stazione K ha detto...

Io che il vinile l'ho vissuto (e in un certo senso lo vivo ancora) penso che più che altro sia l'oggetto LP da salvaguardare... tutto ciò che include a cominciare dalla copertina, talvolta una piccola opera d'arte a sé; poi i testi scritti in modo che non ci sia bisogno del microscopio... insomma un oggetto che ritieni prezioso possedere, effetto che già si fatica un po' a provare col normale CD, figuriamoci con un misero file mp3.
Tra l'altro, non sembri un'osservazione oziosa, il possedere l'oggetto fisico ti induce maggiormente all'ascolto ripetuto, gli MP3 rischiano spesso di diventare solo un file a malapena aperto, consumato e rapidamente girato in archivio.

Marco ha detto...

Con il rispetto dovuto, è l'atteggiamento del tipo "non ho mai comprato i dischi e quindi continuo così perchè mi manca il rapporto col negoziante" che di certo non migliora le cose. Da quando il download è aumentato a dismisura che io acquisto a dismisura i dischi, specie in vinile. Ed i rapporti nascono. E ci sono negozianti che senza averti mai visto prima (non parlo, ahimè della Fnac) ti fanno arrivare edizioni limitate del costo di 80 euro (si, perchè è anche bello lanciarsi in acquisti folli in alcuni casi) in pochi giorni e ti chiamano per avvisarti dell'arrivo dell'album.
Scevra di retorica, se vogliamo che la musica come la intendevamo sino a pochissimi anni fa continui a vivere, i dischi li dobbiamo comprare. Niente da fare.
Se non interessa, allora iTunes va più che bene.
Ma io personalmente con dei file mp3 non ti dico cosa mi ci pulirei.
;)
Ciao! Buona serata...

ILNomeNonConta ha detto...

@ Stazione K: Che l'oggetto, il possedere un qualcosa, sia importante mi sto convincendo anche io, il problema è che il cd non corrisponde ad un formato sufficiente in questo senso.
Tanto meno file mp3.

@ Marco: Il mio discorso prendeva le mosse da un post provocatorio che ho linkato all'inizio.
Da lì ho raccontato semplicemente come io ho vissuto il luogo in questione, o meglio non ho vissuto.

Il tuo esempio del negoziante è una esperienza che mi manca, non ho mai instaurato alcun rapporto con negozianti di musica, mentre se chiudessero le librerie, per esempio, avrei di che lamentarmi.

Ed io ne compro di cd, che sono meglio dei file, solo che ultimamente ho spostato la mia attenzione verso siti quali amazon o play, con un riscontro notevole sul portafoglio. E non sento la mancanza dei negozianti di dischi.

Marco ha detto...

Capisco cosa intendi dire, ma purtroppo su Amazon et similia non hai alcun rapporto diretto con nessuno, nessuno con cui parlare di musica o anche solo avere la sensazione di dita impolverate dopo aver guardato tra centinaia di dischi (vinili o cd che siano, ovviamente).
Sarebbe come comprare libri on line. Non senti il profumo della carta. Ovviamente il supporto è importante per chi ama la musica, ma anche le sensazioni "fisiche" credo siano importanti.
Poi questo vale per me, ovviamente. L'importante è che la buona musica non muoia e che in qualche modo sopravvivano anche i negozi.
A tal proposito se ti va di leggerlo, questo è un articoletto che ho scrito per Frequenze Indipendenti:
http://frequenzeindipendenti.blogspot.com/2009/03/riflessioni.html
Credo spieghi meglio il mio punto di vista.
Ciao...buona giornata!

*Marco*

Marco ha detto...

Non si legge il link completamente, scusa.
Eccolo
http://frequenzeindipendenti.blogspot.com/
2009/03/riflessioni.html

ILNomeNonConta ha detto...

Ecco, su Amazon et similia non si ha alcun rapporto diretto con nessuno, vero; in più, aggiungo, si ha la sensazione di arricchire chi non ne avrebbe bisogno.

Per quanto riguarda il rapporto diretto mi sono già espresso, non ne ho neppure con negozianti in carne ed ossa.
Sull'arricchire, credo sia l'unico motivo a spingermi ancora, talvolta, all'acquisto diretto di dischi, quando non costano il triplo di quanto dovrebbero.

Parlando di cose veramente serie, com'è che "Urcamarco" è fermo al 2008?