martedì 7 ottobre 2008

Le Rapide

Recensioni in pillole.

L'ascolto in streaming del disco degli R.E.M. non mi colpì in modo particolare. Una migliore qualità dell'audio non ha cambiato molto l'impressione iniziale.
Un album davvero rock, nervoso, distorto, rabbioso, rapido, che sicuramente allontana il gruppo dalle atmosfere delle più recenti uscite di Stipe e compagni, riportandoli a sonorità che non appartengono loro in questa decade.
Daltronde questo chiedeva il loro pubblico, ed il gruppo ha risposto. In questo senso la prima traccia,
Living Well Is The Best Revenge, è una dichiarazione d'intenti.
Un disco da amanti del distorsore, dei chitarroni, da du
ri e puri del rock. 6

Un discorso non dissimile al disco di cui sopra valga per l'ultimo lavoro di Nick Cave. Si torna sui passi di un sentiero conosciuto e, proprio per questo motivo, lo si affronta con disinvoltura.
I Bad Seeds accompagnano l'incedere sermonico della voce di Cave, chitarre fulminanti e organetto. Il tutto strizzando l'occhio al popolo, al mainstream, alla consacrazione (Lie Down Here).

"Dig !!! Lazarus Dig !!!" non è poesia, è rock. 7


A Jack White di certo non mancano nel curriculum collaborazioni nei più diversi dischi e progetti (l'ultima, recentissima, lo vede protagonista con Alicia Keys della colonna sonora per l'ennesimo capitolo della serie di James Bond). I Raconteurs non sono un side-project.
Fatta questa premessa si può iniziare a disquisire su
un album di rock fondamentalmente classico; in "Consolers Of The Lonely" potete incontrare, Aerosmith, Zeppelin, Beatles, Queen, Dylan, White Stripes ça va sans dire. Non è niente di tutto ciò, sono i Raconteurs.
Nonostante i tanti richiami non scambierete mai questo lavoro per un disco degli anni '70.
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
8.5

Un altro che certo non si nega a collaborazioni è Mark Lanegan, al punto che sarebbe cosa inopportuna in questa versione ristretta elencarle tutte.
"Sunday Ay Devil Dirt" è il secondo lavoro con Isobel Campbell. Un disco senza troppe pretese, lo svago tra i tanti impegni, ballate rette spesso solo da chitarre acustiche e cantato. Specie se si considerano pezzi più scanzonati quali il country/pop di Keep Me In Mind Sweetheart, Something To Believe, Trouble, Sally Don’t You Cry.
Insomma se si invertisse l'ordine delle tracce avremmo un quadro completamente differente. Nella prima parte sonorità malinconiche si fanno drammatiche, se non disperate, e la voce femminile diviene poco più di un'eco evanescente, il vento nella tempesta.
La complicità tra Campbell e Lanegan è cresciuta rispetto a "Ballad Of The Broken Seas" al punto da non escludere una terza volta. E poi basta, forse. 7

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