sabato 15 marzo 2008

Qualcuno sa perchè

Robespierre
Ho fatto l'esame di seconda elementare nel 1975, il socialismo era come l'universo: in espansione.
La maestra mi chiese di Massimiliano Robespierre, le risposi che i Giacobini avevano ragione e che, Terrore o no, la Rivoluzione francese era stata una cosa giusta.
La maestra non ritenne di fare altre domande.
Ma abbiamo anche molti ricordi di quel piccolo mondo antico fogazzaro:
- l'astronave da trecento punti di Space Invaders.
- Enrico Berlinguer alla tv.
- le vittorie olimpiche di Alberto Juantorena in nome della Rivoluzione Cubana.
- i Sandinisti al potere in Nicaragua.
- il catechista che votava Pannella.
- gli amici del campetto passati dalle Marlboro direttamente all'eroina alla faccia delle droghe leggere.
- i fumetti di Zora la vampira porno e la Prinz senza ritorno.
- il referendum sul divorzio e non capivamo perché: Se vinceva il No il divorzio c'era e se vinceva il Si non c'era.
- Anna Oxa a Sanremo conciata come una punk londinese.
- i Van Halen.
- la prima sega.
- la vicina di casa, un travestito ai più noto come Lola che Mia madre chiamava Antonio con nostro sommo sbigottimento.
- Jarmila Kratochivilova.
- il Toblerone, qualcuno sa perché.
- una scritta degli ultras della Reggiana dopo il raid aereo americano su Tripoli negli anni Ottanta. Diceva: "grazie Reagan, bombardaci Parma".
- e poi la nostra meravigliosa toponomastica:
Via Carlo Marx, Via Ho Chi Minh, Via Che Guevara, Via Dolores Ibarruri, Via Stalingrado, Via Maresciallo Tito, Piazza Lenin a Cavriago e la grande banca non più locale con sede in Via Rivoluzione d'Ottobre.
- e infine il mio quartiere, dove il Partito Comunista prendeva il 74% e la Democrazia Cristiana il 6%.

Cioccolato I.A.C.P.
La mia adolescenza moderatamente inquieta è trascorsa in un blocco di caseggiati dell’Istituto Autonomo Case Popolari. Un luogo protettivo dove i miei amichetti conobbero le droghe pesanti senza passare dal via.
Quel gruppo era la prova, solo allora vivente, che quelle leggere non sempre hanno la colpa di tutto.
Era un quartiere caratterizzato da una solidarietà sempre meno intensa anno dopo anno. E i cambiamenti della popolazione furono rapidi.
Ma il nostro campetto era sempre lo stesso.
Al campetto i tossici giocavano a pallone con noi ragazzini senza alcun timore di venire cacciati.
L’ordine del segretario della sezione del partito comunista era: Potete stare qui ma non spacciate ai nostri figli e non vi fate davanti a loro. Non andò proprio così, ma almeno ci aveva provato.
Quel campetto attirava gente strana, era una terra di tutti e quindi di nessuno, ma molto attrezzata: Panchine, verde, il centro sociale degli anziani sempre aperto.
Lo spettacolo della tombola pomeridiana con gli strafattoni che duellavano coi fagioli insieme alle pensionate era stupefacente molto più della facile battuta. Molto più divertente del bingo di adesso.
La loro presenza e le loro debolezze attiravano alcune ragazze dall’estrema periferia del nostro impero. Una era, addirittura, di Roncocesio che per noi pionieri era come dire Vladivostok.
Eppure Barbara ogni santa giornata, non si sa come, compariva al campetto: Capelli biondi stratinti, rossetto da vaccona autoprodotta, naso tempestato di punti neri e quindici anni molto randagi.
Dopo aver ripetuto spesso la terza media senza alcun giovamento aveva piantato la scuola e ogni volta che poteva scappava dalla sua frazione agricola per raggiungere un centro del mondo abbastanza ipotetico.
Barbara era un tormento ormonale irresistibile, le leggende su di lei si sprecavano; un pomeriggio passò sotto la mia finestra spalancata, camminava torva vicino al davanzale nera col suo trucco esagerato e i suoi pori dilatati, al mio timido saluto si illuminò e disse: dammi qualcosa da mangiare. Varcò la soglia di casa mia circospetta ma quando le presentai del pane e un pezzo di cioccolata ci si avventò grata e felice, e in quel caseggiato proletario nutrire un’affamata pareva dare ancora qualche soddisfazione.
Lei, lei con una ricrescita di due centimetri e la permanente disfatta, dettagli a cui non diedi molta importanza, si accomodò sul letto senza nemmeno guardarmi e non credo ricordasse il mio nome ma pareva molto più serena ora che stava mangiando.
Mi misi al suo fianco e mi sentii inadeguato alla sua esuberanza mentre io ancora mi attardavo in giornali porno. Tentai una conversazione che non venne nemmeno vagamente considerata, non mi ascoltava, ma poi disse: sei stato carino i miei amici grandi sono solo degli stronzi non sono come te, sei un ragazzo pulito e per bene.
Adesso, adesso ti faccio un pompino.
No no no non dice sul serio aiuto, terrore, molto più che per i tossici.
Mi rendo conto molto in fretta che ci sono cose per cui non serve la licenza media; dopo qualche minuto, veramente pochi, si alza si pulisce le labbra, finisce l’ultimo pezzo di pane e se ne torna al campetto.
Un pompino in cambio di un Toblerone.
I condomini I.A.C.P. negli anni ’80 di una città filosovietica riservavano economie alternative molto convincenti e quel terrore, quella sorpresa di una scoperta così mistica e quel campetto che poi vide morire un’intera generazione di oppiacei e malattie conseguenti, mi regalarono un momento che per tutti gli anni a venire, se così si può dire, accese le mie fantasie.
Barbara non tornò mai più a trovarmi, preferì mantenere le sue abituali frequentazioni.
Morì di overdose dopo qualche anno passato sui viali d'Emilia. Viali dove fu subito sostituita da qualche nigeriana dai capelli stirati e senza titolo di studio.
Barbara, Barbara dovrebbe aver lasciato una figlia; una figlia che oggi avrà poco più dei suoi anni di allora. Vorrei poterla conoscere quella figlia e rivedere in lei i punti neri sul naso che aveva sua madre.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Spaccano, gli offlaga.

Vorrei vederli dal vivo, giusto per capire com'è che un ex ragioniere riesce ad essere non completamente avulso ad un live.

Le prose sono fantastiche, a mio parere.

ILNomeNonConta ha detto...

Personalmente Bachelite è una sorpresa.